Regia di Ingmar Bergman un film con Erland Josephson, Pernilla Allwin, Gertil Guve, Harriet Andersson, Peter Stormare Titolo originale: Fanny och Alexander. Genere Drammatico – Svezia, 1982,
Fanny e Alexander è la summa poetica di Ingmar Bergman. È un’ode alla fantasia, alla vita, alla molteplicità, unisce tragedia, commedia, dramma borghese, romanzo d’appendice, il fantastico, il soprannaturale, il magico, il grottesco, il sogno. La frase finale, pronunciata da Helena e tratta da Il sogno di Strindberg, chiarisce il senso del film: «Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono. Su una vacillante base di realtà, l’immaginazione fila e tesse nuove trame». Il film si basa su tre case-famiglie (Ekdahl, Vergérus, Jacobi), da cui si proiettano i tre temi fondamentali: teatro (arte), religione, magia. La narrazione è centrata su Alexander, alter ego di Bergman, che ricostruisce nel film il mondo perduto della propria infanzia. Alexander scruta il mondo degli adulti per tentare di oltrepassarne la facciata e di capirlo. È un sognatore: attraverso i suoi occhi, la dimensione onirica diventa realtà viva. È l’intercessore tra realtà e surrealtà: per mezzo di lui, Bergman afferma che la fantasia è un privilegio dei bambini, e degli adulti che conservano lo spirito dell’infanzia. Alexander tempra tale privilegio attraverso l’osservazione della molteplicità del mondo, e attraverso l’arte, il teatro, il cinema, rappresentato dalla lanterna magica. Il film è una riflessione sul rapporto fra teatro («il mondo piccolo», secondo Oscar) e vita («il mondo grande»); è un’apologia dell’arte come universo che permette agli uomini di liberare l’immaginazione, di vedere la fantasia diventare realtà. L’arte apre infinite possibilità di educazione, espressione, sogno. L’attitudine sognatrice di Alexander è stimolata in casa Ekdahl e in casa Jacobi, dove dominano la magia, la molteplicità, il calore luminoso della luce; ed è repressa in casa Vergérus, dove dominano il rigore, la freddezza lugubre del buio. Basilare è il tema della famiglia, il contrasto tra due modelli di famiglia, e di padri. Da una parte, gli Ekdahl, la famiglia che educa alla creatività con l’arte e la molteplicità di comportamenti e modi di pensare; dall’altra, i Vergérus, la famiglia in cui l’educazione mira all’austerità e alla mortificazione dell’animo. Da una parte, Oscar, il padre naturale, artista e uomo caloroso, poi bianco fantasma, angelo custode; dall’altra, Vergérus, il patrigno tirannico, poi fantasma diabolico. Vergérus porta al tema della religione: Bergman attacca il modello del clero protestante basato su regole repressive. Tuttavia, anche se non è possibile elevarsi alla spiritualità attraverso l’azione del clero protestante, Dio non può evitare di lasciare nel mondo degli uomini i segni della sua presenza, e l’unico modo per seguire tali segni è dato dall’amore.
commento di Francesco Rufo visibile quì:
https://www.mymovies.it/film/1982/fanny-e-alexander/
tres, che vi propone questo film e (se vi ricordate avevo parlato del Sindaco di Milano) e ora resto stupito nel leggere: “Stavo pensando di presentare un ordine del giorno per impedire l’accesso a Milano ai Suv, ecco che arriva l’AlfaRomeo col suo prossimo Suv, forse potrebbero rinominarlo ” iononentroaMilano” firmato Marco Mazzei, consigliere comunale della lista civica del Sindaco Beppe Sala!
https://mega.nz/file/Jn1w3b6b#Y0kIq66IAuZ13JloDEOHlf1Arn0GF5QHgpzFDj_hGZY
Con questa giunta a Milano abbiamo visto anche di peggio.
La sera, in certe zone, è consigliabile redarre testamento prima di uscire
Silvano che ci vuoi fare? Io ho segnalato un fatto che mi sembra anomalo!
tres