Regia di Davide Alfonsi, Denis Malagnino. Con Denis Malagnino, Tiberio Suma, Stefano Miconi Proietti, Marco Pocetta, Fabio Sperandio. continua» Alessandra Ronzoni, Cristina Morar
Genere Drammatico – Italia, 2018, durata 81 minuti
Noir rurale e nomada che si confronta con spazi di rovina, convertendo i limiti della provincia italiana in spazi di conquista
Denis, padre e marito in ambasce, trova sul ciglio della strada il corpo abusato di una donna. Tiberio, fidanzato impetuoso della vittima, vuole vendetta e chiede aiuto a Denis, compagno di sventura nella periferia romana. Convinto in cuor suo che i responsabili siano i rom dei campi adiacenti, Tiberio vuole incendiare le loro roulotte. Denis lo dissuade e lo convince a investigare ‘a freddo’. Ma le indagini amatoriali non portano a niente almeno fino a quando Denis non coinvolge il Tibetano, boss tronfio del quartiere che risolve il caso in una notte. Una notte mai così nera che conduce i suoi passeggeri dove nessuno aveva previsto.
Molto prima della consacrazione di Sacro GRA, Leone d’oro a Venezia nel 2013, il collettivo Amanda Flor attestava con forza il ritorno al reale del cinema italiano.
Allineato alle produzioni precedenti (La rieducazione, Ad ogni costo), Il codice del Babbuino non è un sequel ma perpetua numerosi elementi (attori, spazi, oggetti e situazioni), spostando equilibri e rapporti.
A dimorare stabile è la struttura morale del racconto che piazza i suoi personaggi al centro e all’incrocio di due vie possibili: l’impegno a rigare dritto e l’impossibilità di farlo. La violenza subita dalla protagonista, presenza in assenza, rimette tutto in questione. Soprattutto le buone intenzioni e i sani principi che Denis predica a Tiberio, sognando per sé e i suoi cari una tranquillità sociale sempre rimandata. Film on the road che misura una ‘città invisibile’, Il codice del babbuino avanza nella notte e al volante di una vecchia automobile che accompagna il rito di passaggio di Tiberio e infila la via di fuga per Denis.
Il metodo senza rete degli autori, cifra stilistica imprescindibile, costruisce con gli attori una maniera di conversare ‘al presente’ che dispiega l’immaginario dei loro personaggi. Il gergo fiorito, il raccordo di sguardi e il linguaggio gestuale aggiungono una qualità unica e non riproducibile ai dialoghi, proposizioni (im)pure di cinema che rifuggono qualsivoglia artificio e innescano un’altra possibile logica del mondo. Impossibile tacere il piacere che si prova a osservare recitare senza ricatti, al naturale, un team di attori caustici, inauditi, ruvidi e ricettivi, il cui istinto risplende e li afferma singolarmente nello spazio di un primo piano
Recensione di Marzia Gandolfi: https://www.mymovies.it/film/2018/ilcodicedelbabbuino/
https://mega.nz/#!Xuwn0S6B!NAFUKt3GM21vaq_8MxBQftPFM3RRmexOMcjiZlwiJdw