Il sipario strappato ( Alfred Hitchcock )

Regia di Alfred Hitchcock un film  con David OpatoshuPaul NewmanLila KedrovaHansjörg FelmyJulie AndrewsTamara Toumanova

Dopo l’insuccesso di Marnie (1964) sia presso il pubblico sia presso la critica, Hitchcock aveva bisogno di realizzare un film che incontrasse migliore accoglienza. Non si trattava solo di orgoglio personale e professionale: gli stessi dirigenti della MCAI Universal -la casa di produzione con cui il regista era impegnato – insistettero perché egli tornasse a girare un tipo di film maggiormente collaudato e “sicuro”.
Dopo aver lavorato per qualche tempo a tre diversi soggetti senza concludere nulla, Hitch si decise infine per un film di spionaggio. Si trattava di un genere di cui fino a poco tempo prima Hitchcock era considerato maestro (Intrigo internazionale, un grandissimo successo, è del 1959) e che in quegli anni – con la fortunata serie di James Bond – andava per la maggiore. Nelle interviste che precedettero l’uscita del film, Hitch ci tenne però a precisare che non avrebbe seguito il modello dei vari 007, che trovava meccanici, superficiali, incapaci di coinvolgere profondamente lo spettatore nelle vicende del protagonista e quindi privi di reale suspense.
Il soggetto del Sipario strappato trae spunto da una vicenda accaduta nel 1951 e che aveva all’epoca suscitato grande scalpore: due noti diplomatici britannici, Guy Burgess e Donald Maclean, avevano inaspettatamente deciso di rifugiarsi in URSS. A Hitch interessava soprattutto quello che poteva essere stato il punto di vista della signora Maclean, tenuta fino all’ultimo all’oscuro di tutto. Questo aspetto della vicenda è in effetti presente nella prima parte del film che risulta, come ha spiegato il regista stesso a Truffaut, diviso in tre parti: “il primo terzo del film è quasi completamente girato dal punto di vista della ragazza, fino al confronto drammatico tra lei e il fidanzato nella camera dell’hotel a Berlino. In seguito adotto il punto di vista di Paul Newman e faccio vedere l’assassinio non premeditato al quale è costretto a partecipare, poi i suoi sforzi per arrivare fino al professor Lindt e strappargli il segreto prima che il delitto venga scoperto. Infine l’ultima parte è costituita dalla fuga della coppia”.
L’elaborazione della sceneggiatura fu piuttosto travagliata (e il risultato finale ne risente): dopo le prove in-soddisfacenti di alcuni sceneggiatori, Hitch affidò lo script al romanziere Brian Moore; non del tutto contento, chiese aiuto a due drammaturghi e sceneggiatori inglesi, Keith Waterhouse e Willis Hall, autori fra l’altro del grande successo teatrale Billy il bugiardo (nonostante il loro contributo, non furono citati nei credits del film per questioni sindacali sollevate da Moore).
Anche le riprese non furono molto felici; Hitchcock non si trovò molto a suo agio con gli attori protagonisti, che gli erano più o meno stati imposti dalla produzione; le difficoltà maggiori furono con Paul Newman, formatosi all’Actor’s Studio e di conseguenza incline a intervenire personalmente nella dèfinizione del suo personaggio, cosa che Hitch non sopportava. I compensi dei divi – oltre il 20% del budget complessivo – sottrassero poi i fondi necessari a spedire oltreoceano una troupe americana; le riprese in Europa furono affidate a una troupe tedesca di cui Hitch non fu soddisfatto.
Ma il peggio venne con il commento musicale, che Hitchcock insistette per affidare al suo vecchio collaboratore Bernard Herrmann. Tuttavia Hitch si mostrò estremamente scontento del risultato finale, si sentì tradito e decise di ricorrere a un altro compositore; fra Hitchcock e Herrmann si consumava così amaramente, dopo tanti anni, una rottura inattesa, che non sarà più sanata. Migliore fu il rapporto con il direttore della fotografia, John F. Warner, con cui Hitch aveva girato due telefilm. “Con Il sipario strappato” dichiarò il regista a Truffaut “ho cercato di modificare per la prima volta lo stile di distribuzione della luce nei film a colori “Siamo arrivati molto vicini all’ideale che consiste nel filmare con luce naturale”. La tecnica di illuminazione si avvaleva di una luce indiretta, riflessa da grandi superfici bianche; per ottenere un’atmosfera “severa”, spesso veniva inoltre sovrapposta alla lente della macchina da presa una garza grigia; il risultato è una fotografia limpida e fredda perfettamente intonata al “clima” della vicenda. Nonostante l’impegno, il film fu un mezzo fiasco; stroncato quasi unanimemente dalla critica -almeno negli Stati Uniti -, non incontrò nemmeno i favori del pubblico. Proprio in quanto film di spionaggio, Il sipario strappato appariva fiacco, ingenuo, fuori moda. L’idillio fra Hitch e il pubblico appariva definitivamente tramontato.
“Come regola generale le scene di suspense formano i momenti privilegiati di un film, quelli che la memoria trattiene. Ma guardando il lavoro di Hitchcock, ci si accorge che lungo tutta la sua carriera egli ha cercato di costruire film in cui ogni momento fosse un momento privilegiato. Film, come dice egli stesso, senza buchi né macchie.” Così osserva acutamente Truffaut nell’introduzione al Cinema secondo Hitchcock; si pensi – solo per fare qualche esempio – Notorious, L’ombra del dubbio, L’altro uomo, La finestra sul cortile, Intrigo internazionale, Psyco… Bisogna ammetterlo: confrontato con questi film, Il sipario strappato mostra più di un buco e di una macchia. La sceneggiatura è debole: il film raggiunge la sua massima intensità con l’assassinio di Gromek, la scoperta del fatto da parte della polizia e la spiegazione fra Michael e Sarah; dopo di ciò, la narrazione si perde in molti rivoli, diventa episodica, frammentaria, ripetitiva. I ritratti dei singoli personaggi – la contessa polacca, ad esempio – possono essere azzeccati, tuttavia qualcosa non quadra; il ritmo non è quello del migliore Hitchcock e si avverte una sorta di stanchezza. Scene potenzialmente ricche di suspense, come quella del teatro, girano a vuoto; si confronti una scena per molti versi analoga, quella dell’asta in Intrigo internazionale, e si avrà ben evidente la differenza, Forse ciò che manca maggiormente al Sipario strappato è la capacità di coinvolgere lo spettatore, di farlo partecipare alle vicende dei personaggi. Per quanto ineccepibili siano le interpretazioni di Newman e della Andrews, sempre misurati eppure capaci di sottili vibrazioni, i loro personaggi non ci sono vicini come quello del malcapitato Cary Grant, nessuna scintilla scocca fra noi e loro.
Peccato, perché per altri aspetti il film è gradevole, brillante, condito da un humour pungente, e sa anche raggiungere risultati di notevole intensità. È il caso della famosa scena dell’uccisione di Gromek, così aspra e cruda, immersa in un silenzio angoscioso e irreale; e concordiamo appieno con Robert Wood sui fatto che la presenza del tassista nel cortile intensifichi “l’orrore di ciò che sta accadendo, poiché lo colloca in un contesto di quotidianità. L’effetto disturbante della vicenda è riaffermato nel momento in cui Newman esce dalla fattoria – che, apparentemente familiare e rassicurante, è diventata un mondo da incubo – per raggiungere il tassista che lo aspetta, ignaro e innocente”. Molto bella nella sua costruzione calibrata e geometrica la scena dell’inseguimento’ nel museo deserto: anche qui silenzio completo, rotto solo dal gioco dei passi che si rincorrono. Ci piace ricordare poi una breve inquadratura, che reca a nostro parere la firma dell’Hitchcock maggiore, capace con un piccolo ma geniale guizzo di fantasia di trasformare un accorgimento tecnico in emozione: quando, sull’aereo, Michaei si avvicina a Sarah e le parla duramente, a lei vengono le lacrime agli occhi; allora l’obiettivo della macchina da presa (puntato su Sarah: è fondamentale che non si tratti di una soggettiva della donna, sarebbe un espediente banale) si offusca, velato di pianto, e Sarah diventa un’indistinta, tenera macchia arancione.

commento visibile quì:

https://www.mymovies.it/film/1966/ilsipariostrappato/

tres, che pur convalescente dalle ferite chirurgiche si sforza di darvi un altro film (rippato dal mio DVD) e vi ricorda che se avete bisogno di lavori (anche semplici alla vostra imbarcazione) NON rivolgetevi al Cantiere di Porto Cervo, sono incapaci e non hanno voglia di lavorare!

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