Un matrimonio (Robert Altman, 1978)

Regia di Robert Altman. Con Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Nina Van Pallandt, Jeffrey Jones, Desi Arnaz Jr.

Titolo originale: A Wedding. Genere Commedia – USA, 1978, durata 125 minuti

Un affresco degli States attraverso il quale Altman condanna un malessere interiore ma anche una amoralità diffusa.

È il giorno delle nozze tra Dino Corelli e Muffin (Meringa nella versione italiana) Brenner. A cerimonia avvenuta la nonna Nettie, anziana e malata, muore. Il decesso va tenuto nascosto ai componenti delle due famiglie riuniti per la festa. Ognuno di loro avrà modo così di manifestare liberamente i propri vizi (numerosi) e le proprie virtù (scarse).
“Avevamo dei segnali giganti, di colori differenti, sui muri,destinati a ogni personaggio, agli avvenimenti e ai luoghi. E noi stabilivamo dei rapporti tra di loro. Abbiamo lavorato così per tutta la durata delle riprese, cambiando i segnali ogni sera. Se si guarda il film attentamente ci si accorge che le azioni sono spesso simultanee, benché all’apparenza sembrino consecutive”. Così Robert Altman a proposito del film che segna un ritorno al ‘metodo Nashville’ cioè al seguire le vicende di un numero decisamente elevato di personaggi (in questo caso 48) senza che lo spettatore se ne dimentichi ruoli e funzioni.
Perché anche in questo caso si vuole proporre un affresco degli States non più nella cornice della capitale della country music ma all’interno di una grande e lussuosa villa in cui si incontrano e (più o meno evidentemente) si scontrano due famiglie. Da un lato i Corelli (il capofamiglia Luigi cameriere romano accettato in passato obtorto collo dall’aristocrazia americana purché si adeguasse all’etichetta) e dall’altro i Brenner nuovi ricchi grazie a un’azienda di autotrasporti di proprietà. Essendo gli invitati praticamente inesistenti possiamo assistere alle dinamiche che intercorrono all’interno dei due nuclei familiari e dagli avvenimenti provocati dal loro incontrarsi in occasione della cerimonia. Se alcuni ruoli risultano un po’ caricaturali (vedi l’alto prelato) altri rappresentano le molteplici sfaccettature di quel disagio esistenziale che Altman ama cogliere e sottolineare nei propri personaggi. Si tratta però non solo di un malessere interiore ma anche di una amoralità diffusa che il regista condanna. Non sono però i panni del moralista quelli che Altman ama indossare. Ciò che lo indigna è la dissimulazione, i sepolcri imbiancati, la patina di perbenismo dietro cui si celano segreti più o meno inconfessabili. Tra tutti l’unica decisamente ‘pulita’ finisce con l’essere la sorella della sposa interpretata da Mia Farrow. Ninfomane autocertificata (straordinaria la costruzione della scena del conteggio degli amanti sulle dita) il suo sguardo resta molto più puro di quello di tanti che la circondano in questa ‘bella festa’.

Recensione di Giancarlo Zappoli: https://www.mymovies.it/film/1978/un-matrimonio/

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